Entries by francesco (41)

Tuesday
Dec182012

vincenzo cardarelli - gabbiani

Non so dove i gabbiani abbiano il nido,
ove trovino pace.
Io son come loro,
in perpetuo volo.
La vita la sfioro
com'essi l'acqua ad acciuffare il cibo.
E come forse anch'essi amo la quiete,
la gran quiete marina,
ma il mio destino è vivere
balenando in burrasca.

 

Tutorino - we help you learn Italian in Toronto.

Monday
Dec102012

lalla romano - inverno, lenta stagione

Inverno, lenta
stagione

La sola vera:
l'altre, fiorite, un sogno

Friday
Dec072012

sibilla aleramo - italia

Ulivi e pioppi d'argento
e frumento
nel sole -
il mare abbaglia,
alto il monte s'erge
e rudo verso l'azzurro,
marmorea cima -
di marmi un carro scende
bianco,
bianco abbagliante passa
tra gli ulivi e i pioppi d'argento
e il frumento,
nel sole...

 

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Monday
Dec032012

giosuè carducci - ballata dolorosa

Una pallida faccia e un velo nero
spesso mi fa pensoso della morte;
ma non in frotta io cerco le tue porte,
quando piange il novembre, o cimitero.

Cimitero m'è il mondo allor che il sole
ne la serenità di maggio splende
e l'aura fresca move l'acque e i rami,
e un desio dolce spiran le viole
e ne le rose un dolce ardor s'accende
e gli uccelli tra 'l verde fan richiami:
quando più par che tutto 'l mondo s'ami
e le fanciulle in danza apron le braccia,
veggo tra 'l sole e me sola una faccia,
pallida faccia velata di nero.

 

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Saturday
Dec012012

salvatore quasimodo - ora che sale il giorno

Finita è la notte e la luna
si scoglie lenta nel sereno,
tramonta nei canali.

È così vivo settembre in questa terra
di pianura, i prati sono verdi
come nelle valli del sud a primavera.
Ho lasciato i compagni,
ho nascosto il cuore dentro le vecchie mura
per restare solo a ricordarti.

Come sei più lontana della luna,
ora che sale il giorno
e sulle pietre batte il piede dei cavalli!

 

Tutorino - our Italian classes in Toronto aren't good...They're a figata! 

Tuesday
Nov272012

corrado govoni - la trombettina

Ecco che cosa resta
di tutta la magìa della fiera:
quella trombettina,
la latta azzurra e verde,
che suona una bambina
camminando, scalza, per i campi.
Ma, in quella nota sforzata,
ci son dentro i pagliacci bianchi e rossi;
c'è la banda d'oro rumoroso,
la giostra coi cavalli, l'organo, i lumini.
Come, nel sgocciolare della gronda,
c'è tutto lo spavento della bufera,
la bellezza dei lampi e dell'arcobaleno;
nell'umido cerino d'una lucciola
che si sfa su una foglia di brughiera,
tutta la meraviglia della primavera.

 

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Monday
Nov262012

umberto saba - la capra

Ho parlato a una capra.
Era sola sul prato, era legata.
Sazia d'erbe, bagnata
dalla pioggia, belava.

Quell'uguale belato era fraterno
al mio dolore. Ed io risposi, prima
per celia, poi perché il dolore è eterno,
ha una voce e non varia.
Questa voce sentivo
gemere in una capra solitaria.

In una capra dal viso semita
sentivo querelarsi ogni altro male,
ogni altra vita.

 

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Wednesday
Jun222011

andrea meneghetti - addio italia

E' tornata anche qua la primavera,

eppure ancora mi ricordo, dopo più di 50 anni,

i profumi e la bellezza che c'erano in Italia,

quei profumi che non ho più potuto sentire

quella bellezza che non bastava per vivere

e mi ha costretto a venire qui.

 

Ricordo ancora quel viaggio,

l'addio a mia Madre, le lacrime, la nave, il mare...

E quella cazzo di neve

come veniva giù quella sera che sono arrivato.

Avevo appena lasciato un autunno mite

dove mi mangiavo i fichi presi dagli alberi

e qua non c'era più niente

solo vento e neve, vento e neve.

 

E' passato tanto tempo, troppo tempo

a lavorare e consumarsi per questi mangiacake.

Eh, ma gli abbiamo fatto vedere

di che pasta siamo fatti noi Italiani!

Io sono un vero Italiano,

non come quelli rimasti in Italia

che si sono rammolliti

e hanno conservato meno tradizioni di noi.

 

Eh sì! Perchè ci sono tornato una volta.

Avevo aspettato tanto quel momento,

come la cosa più bella,

per avere la mia rivincita

ed invece è stata la più dura delle delusioni.

Io mi ricordavo di tutti,

Michè, Franco, Pino, Mario, Ninetta,

ma quasi nessuno si ricordava di me!

Maccome, io li avevo pensati sempre

ogni giorno, ogni sera, ogni soldo guadagnato

e loro non sapevano nemmeno più chi ero.

 

Non ci sono più tornato.

Quella Italia è ormai straniera e non la riconosco più.

Avrei tanto voluto essere sepolto in quel piccolo cimitero

sulla collina dietro il paese,

con tutti quei cipressi messi in fila,

vicino alla chiesetta fatta di sassi

e invece qua devo persino pagare l'affitto

per poter riposare in pace, che brutta cosa!

 

Anche il nome del Santo del paese

è cambiato in questa lingua bastarda.

Eppure questa terra odiata

è ormai la mia patria

e quella dei miei figli e nipoti

che non conoscono nemmeno la mia lingua.

 

Muoio comunque con il ricordo di un'Italia mia,

dolce, calda, anche se matrigna.

Un'Italia dei campi di grano,

degli orti, dei giochi da bambini,

delle strade polverose, degli animali,

della chiesa, del raccolto,

della festa del paese, dei profumi dell'estate...

 

E con la foto sulla mia tomba

muore anche l'idea di un'Italia che non c'era già più

e che con noi e' continuata comunque ad esistere.

Saturday
Jan012011

andrea meneghetti - CARA TORONTO A CUI NON SERVO 

Un mondo nel mondo
con i suoi grattacieli
e i suoi baracchini per gli hotdogs.

Gli odori e i profumi di cibo ed etnie,
i giorni di brutto tempo
e il sole accecante,
le nuvole svelte
e le case scricchiolanti.

L'entertainment district e le sue birre
e le luci di Honest Ed in Bloor.
Le Chicken Wings per sentirsi un po’ canadesi
e gli Italian bars su College e St Clair per respirare un po' di casa.

L'educato sorriso di circostanza
e le barriere ideologiche alla diversità.
L'esattezza numerica degli omicidi
e la sicurezza mediatica della vita.

Tutti quelli persi per le sue strade
come lo ero diventato anche io.

Chissà se c'è ancora quella ragazza fuori dalla Bakery in Kensington Market;
chissà se ci sono ancora quegli indiani ubriaconi su Spadina.

Chissà se ci sarò ancora anch'io,
in quella Toronto a cui non servo.

(dedicata a Pino, Fabrizio, Jiyeon e Filippo)

Sunday
Dec192010

eugenio montale - sul muro grafito

Sul muro grafito
che adombra i sedili rari
l'arco del cielo appare
finito.

Chi si ricorda più del fuoco ch'arse
impetuoso
nelle vene del mondo; — in un riposo
freddo le forme, opache, sono sparse.

Rivedrò domani le banchine
e la muraglia e l'usata strada.
Nel futuro che s'apre le mattine
sono ancorate come barche in rada. 

 

Tuesday
Nov022010

giuseppe ungaretti - mattina

M'illumino
d'immenso

Tuesday
Nov022010

eugenio montale - ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.

Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr'occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.

Tuesday
Oct132009

pino - il canada, l'italia

Una è na donna grassa grassa
di cui temo il tocco.
Sfama dei nostri forti figli belli
le sette rosse bocche.
Questa qua sarebbe mia moglie.
Le voglio bene ma non più la voglio.

L’altra lì lontana, quella sì.
Che gambe, tacchi alti –
quella non si fa volere bene.
Pensa allo smalto,
al rossetto. Inganna tutt’il mondo.
Di tutt’il mondo è la bell’amante.

Thursday
Sep172009

beppe severgnini - piove sui media

Taci. Su le soglie
del losco non odo
parole che dici
sane; ma odo
parole non nuove
che parlano furie e voglie
lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su candidate
ministre e comparse,
piove su Fini
scaglioso ed irto,
piove su i papi
divini,
su i fatti recenti
all'estero accolti,
su i colleghi ebbri
di promozioni recenti,
piove sulle nostre chiusure
la sera,
piove sulla nostra tastiera
ignuda,
su i nostri patimenti
leggeri,
su stanchi pensieri
che l'anima schiude,
po'rella,
su la favola bella
che ieri
c'illuse, che oggi c'illude,
o Italia.

Odi? La pioggia cade
su la solitaria
apertura
con un crepitio che dura
e varia nell'aria secondo le bande
più rudi, men rudi.
Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale aziendali,
che il senso professionale
non impaura,
né il ciel cinerino.
E il Tigì
ha un suono, e Chi
altro suono, e il Giornale
altro ancora, strumenti
diversi
sotto le stesse dita.
E stremati
noi siam tra destre
e sinistre,
d'amare risse travolti;
e il tuo volto stanco
è molle di pioggia
come una sfoglia,
e il tuo bel nome
sbiadisce eccome
trimestre dopo trimestre,
o luogo terrestre
che hai nome
Italia.

Thursday
Sep172009

gabriele d'annunzio - la pioggia nel pineto

Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove sui pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
t'illuse, che oggi m'illude,
o Ermione.

Odi? La pioggia cade
su la solitaria
verdura
con un crepitio che dura
e varia nell'aria secondo le fronde
più rade, men rade.
Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che il pianto australe
non impaura,
né il ciel cinerino.
E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancora, stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita.
E immersi
noi siam nello spirito
silvestre,
d'arborea vita viventi;
e il tuo volto ebro
è molle di pioggia
come una foglia,
e le tue chiome
auliscono come
le chiare ginestre,
o creatura terrestre
che hai nome
Ermione.

Ascolta, Ascolta. L'accordo
delle aeree cicale
a poco a poco
più sordo
si fa sotto il pianto
che cresce;
ma un canto vi si mesce
più roco
che di laggiù sale,
dall'umida ombra remota.
Più sordo e più fioco
s'allenta, si spegne.
Sola una nota
ancor trema, si spegne,
risorge, trema, si spegne.
Non s'ode voce dal mare
or s'ode
su tutta la fronda
crosciare
l'argentea pioggia
che monda,
il croscio che varia
secondo la fronda
più folta, men folta.
Ascolta.
La figlia dell'aria
è muta: ma la figlia
del limo lontana,
la rana,
canta nell'ombra più fonda,
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su le tue ciglia,
Ermione.

Piove su le tue ciglia nere
sì che par tu pianga
ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta virente,
par da scorza tu esca.
E tutta la vita è in noi fresca
aulente,
il cuor nel petto è come pesca
intatta,
tra le palpebre gli occhi
son come polle tra l'erbe,
i denti negli alveoli
son come mandorle acerbe.
E andiam di fratta in fratta,
or congiunti or disciolti
(e il verde vigor rude
ci allaccia i melleoli
c'intrica i ginocchi)
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m'illuse, che oggi t'illude,
o Ermione.

Sunday
Jul052009

kavafis (poeta greco) - un vecchio

In un caffè rumoreggiante un vecchio
Seduto a un tavolino, tutto solo
Sta, con un giornale.
Miseranda vecchiezza che lo rende
Tristemente pensoso della vita
Che mai fu - nel pieno del vigore,
Della bellezza sapiente - posseduta.
Si sa invecchiato, molto:
Scrutandosi lo intende.
Ma il tempo giovanile quasi ieri
Gli appare. E breve breve
L'intervallo trascorso...
Riflettendo
Sente che la Saggezza lo derise:
Le credette, fu pazzo! - Hai molto tempo;
Rimanda... - gli diceva
Quell'impostora.
Effusioni stroncate, gioie sacrificate.
Al suo delirio di saggio le occasioni
Svaporate fanno le fiche.
Tutto quel bere ragioni e ricordi
Il vecchio strema. Sul tavolino
Vinta dal sonno la sua testa cade.

Sunday
Jul052009

costantino kavafis (poeta greco) - la città

Hai detto: "Per altre terre andrò, per altro mare.
Altra città, più amabile di questa, dove
ogni mio sforzo è votato al fallimento,
dove il mio cuore come un morto sta sepolto,
ci sarà pure. Fino a quando patirò questa mia inerzia?
Dei lunghi anni, se mi guardo attorno,
della mia vita consumata qui, non vedo
che nere macerie e solitudine e rovina."

Non troverai altro luogo, non troverai altro mare.
La città ti verrà dietro. Andrai vagando
per le stesse strade. Invecchierai nello stesso quartiere.
Imbiancherai in queste stesse case. Sempre
farai capo a questa città. Altrove, non sperare,
non c'è nave, non c'è strada per te.
Perché sciupando la tua vita in questo angolo discreto
tu l'hai sciupata su tutta la terra.

Wednesday
Jun242009

leopardi - l'infinito

Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
E questa siepe, che da tanta parte
Dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
Spazi di là da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo; ove per poco
Il cor non si spaura. E come il vento
Odo stormir tra queste piante, io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e il suon di lei. Così tra questa
Immensità s'annega il pensier mio:
E il naufragar m'è dolce in questo mare.

Saturday
May092009

pino - sogno italocanadese

Il più preggiato dono,
il bene più di ogni altro buono
il non sapere niente.
Vorrei ridiventare innocente.

Sarà che mi illudo di esserlo mai stato.
Chissà però perché mi manca tanto
il non avere nulla nella mente
e voglio ritrovarmi innocente.

Volgare la canzone
che la gente oggi canta.
Vorrei tornare a essere innocente
come un grande successo
degli anni cinquanta.

Sunday
Apr192009

umberto saba - città vecchia

Spesso, per ritornare alla mia casa
prendo un'oscura via di città vecchia.
Giallo in qualche pozzanghera si specchia
qualche fanale, e affollata è la strada.

Qui tra la gente che viene che va
dall'osteria alla casa o al lupanare,
dove son merci ed uomini il detrito
di un gran porto di mare,
io ritrovo, passando, l'infinito
nell'umiltà.

Qui prostituta e marinaio, il vecchio
che bestemmia, la femmina che bega,
il dragone che siede alla bottega
del friggitore,
la tumultuante giovane impazzita
d'amore,
sono tutte creature della vita
e del dolore;
s'agita in esse, come in me, il Signore.

Qui degli umili sento in compagnia
il mio pensiero farsi
più puro dove più turpe è la via.