beppe severgnini - piove sui media
Taci. Su le soglie
del losco non odo
parole che dici
sane; ma odo
parole non nuove
che parlano furie e voglie
lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su candidate
ministre e comparse,
piove su Fini
scaglioso ed irto,
piove su i papi
divini,
su i fatti recenti
all'estero accolti,
su i colleghi ebbri
di promozioni recenti,
piove sulle nostre chiusure
la sera,
piove sulla nostra tastiera
ignuda,
su i nostri patimenti
leggeri,
su stanchi pensieri
che l'anima schiude,
po'rella,
su la favola bella
che ieri
c'illuse, che oggi c'illude,
o Italia.
Odi? La pioggia cade
su la solitaria
apertura
con un crepitio che dura
e varia nell'aria secondo le bande
più rudi, men rudi.
Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale aziendali,
che il senso professionale
non impaura,
né il ciel cinerino.
E il Tigì
ha un suono, e Chi
altro suono, e il Giornale
altro ancora, strumenti
diversi
sotto le stesse dita.
E stremati
noi siam tra destre
e sinistre,
d'amare risse travolti;
e il tuo volto stanco
è molle di pioggia
come una sfoglia,
e il tuo bel nome
sbiadisce eccome
trimestre dopo trimestre,
o luogo terrestre
che hai nome
Italia.
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