donne di piacere: laide
di Valeria Palumbo
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Filosofi, retori e artisti: nessuno sfuggì al fascino della ragazza. Laide era bellissima. Eppure ciò che incantava di lei erano la grazia e la piacevolezza della conversazione. Anche per questo fu tanto amata dagli eruditi. Tra di essi, il suo amante più celebre fu Aristippo, un discepolo di Socrate.
Aristippo era nato circa nel 435 a.C., quindi era poco maggiore di Laide e aveva 20 anni quando la ragazza fu portata a Corinto come schiava. Era dotato, oltre che di uno spirito arguto, di buon senso, il che gli impediva di apparire pedante. Lodava la moderazione, ma non rifuggiva il piacere. Gli bastava non esserne schiavo. Adorava per esempio mangiare e non vedeva perché privarsi di tale gioia. A chi lo avvertiva che Laide non lo amava, rispondeva: “Che c’è di strano? Nemmeno i pesci mi amano eppure io li mangio così volentieri!” In effetti, pur apprezzando molto Aristippo, che la pagava lautamente, Laide mantenne sempre la sua clientela e manifestò di preferire Diogene, al quale si concedeva gratis.
Anche a proposito di questa discriminazione Aristippo dimostrò di essere saggio: il filosofo e la sua amata trascorrevano due mesi all’anno insieme sull’isola di Egina per i festeggiamenti in onore di Poseidone. Una volta Aristippo vi incontrò un filosofo siracusano, Iceta, pensatore profondo che aveva già intuito il movimento circolare della Terra, ma pettegolo inveterato. Iceta apostrofò dunque Aristippo con una certa malizia a proposito di Laide: “Le offri così tanto denaro e lei si strofina gratis con Diogene il Cinico”. Aristippo fece spallucce: “Le faccio molti doni per poter godere di lei, non per evitare che qualcun altro faccia lo stesso”. E in un’altra occasione, come è scritto nel secondo Libro delle Successioni dei filosofi di Sozione di Alessandria, un autore del II secolo a.C., Aristippo rispose, a chi gli rimproverava un eccessivo attaccamento a Laide, che la possedeva ma non era posseduto da lei.
Su questo punto però gli antichi erano pronti a giurare il contrario, tanto che un poeta greco del III secolo, Ermesianatte, parlò di una “tremenda passione” e disse che Aristippo per lei rinunciò ai suoi discorsi e “condusse una vita da scioperato”. Quest’ultima affermazione non risulta credibile: Laide non ostacolò mai la carriera dei suoi amanti, per il semplice motivo che era avida di soldi e gloria. Aristippo rimase un edonista, pronto a sedere alla tavola dei potenti e a gustare buoni piatti. Diogene restò invece un barbone che viveva in ostentata e talvolta sudicia povertà: non era ricco, ma era famosissimo.
I due amanti-filosofi di Laide si punzecchiavano spesso. Su grandi temi. E sull’amore dell’etera. Una volta Diogene prese in giro Aristippo, a cui aveva già rimproverato la scarsa coerenza, sottolineando che avrebbe dovuto lasciare Laide oppure convertirsi definitivamente al cinismo, visto che accettava di vivere con una donna di tutti. Solo un vero cinico, chiarì, avrebbe potuto tollerare tanta promiscuità.
Sullo stesso argomento, a un conoscente che gli rimproverava di vivere con Laide, Aristippo rispose: “V’è per caso qualche differenza tra il prendere una casa in cui molti altri già abitarono e il prenderne una in cui non abitò nessuno?” Poiché l’altro rispose: “Nessuna differenza”, egli continuò: “V’è forse allora differenza tra il viaggiare in una nave in cui già viaggiarono diecimila persone e il viaggiare in una in cui non viaggiò nessuno?” “Nessuna differenza”. “E allora non c’è differenza neppure tra il convivere con una donna di cui molti si sono già serviti e il convivere con una donna con cui non convisse nessuno”. Di lasciare Laide, dunque, non se ne parlava nemmeno.
D’altra parte nessuno trovava “trasgressiva” la condotta di Laide: i greci erano severi con le mogli, costrette per lo più in casa, ma apprezzavano la disinibizione delle etere, la loro libertà di spirito, il fatto che frequentassero teatri, feste e banchetti. Laide fu, nella sua epoca, famosa quanto i filosofi che l’amarono. Tra i suoi ammiratori ci fu anche lo scultore Mirone, il più celebre della Grecia. Ottenere udienza da lei, si diceva, era più difficile che averla da un re. Lei stessa si faceva gran vanto della sua inaccessibilità e della coda alla sua porta. Secoli dopo lo scrittore latino Aulo Gellio avrebbe ricordato che era bella come nessuna ed elegantissima, e che gli uomini accorrevano a frotte da tutta la Grecia per giacere con lei, ma che lei non si concedeva se non all’altissimo prezzo stabilito.
Laide giudicava quasi un affronto il fatto che un uomo famoso non richiedesse i suoi favori. In particolare fece di tutto per sedurre il riottoso Demostene. Alla fine lo convinse, ma il grande oratore, che era noto per la sua avarizia, si tirò indietro appena saputo quanto gli sarebbe costata una notte con Laide. Molto più delle lezioni di filosofia impartite dal pur richiestissimo Aristippo. Questo aneddoto pone un problema di date. Demostene nacque nel 384 a.C. quindi aveva circa 30 anni meno di Laide: comprensibile che facesse resistenza.
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